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venerdì 23 luglio 2010

Editoriale finalissime - VIII edizione



Non bastano due brecce nel muro issato da Mammuth, la coppa vola in Sardegna
 Siveri seppellisce l’ascia indiana: Petrella alla Dinamo Schicchi
Raspiduo al bronzo nella finalina dopo un cammino da Fonzie. 


A cura della redazione



Una lunga discesa verso la follia hattrickiana. Questo è stato il percorso dei due finalisti, chiuso con l’apice di una partita equilibratissima dove poteva succedere di tutto, a sottolineare che probabilmente, se la coppa potesse essere smezzata, mai come quest’anno i due manager se la meritavano. Follia hattrickiana perchè Sante, come il colonnelo Kurtz in Apocalypse Now, ha perso la testa iniziando a fare compravendite sonore già dai quarti, accecato dall’idea di portarsi a casa la coppa. D’altro canto Mammuth, come il colonnello Willard, risalendo il fiume alla ricerca di Kurtz si è ammalato della stessa follia. Ecco che un lunedì qualunque di metà Luglio si è trasformato in un delirio  di Mammuth, che affetto da Petrellite acuta  rilancia e si aggiudica due magici a centrocampo, su cui c’era l’offerta degli Indiani. Ma non finisce qua, gli Indiani con il dente avvelenato piazzano tre colpi al martedì mattina, compreso un nazionale serbo divino in regia, a confermare che ormai non c’è più limite. A chiudere il cerchio ancora Mammuth, con un extraterrestre in difesa acquistato nel pomeriggio. Pazzia dunque, soldi su soldi spesi per una sola partita come mai era successo prima, e valutazioni completamente al buio per i due partecipanti. Tutto ciò a confermare un delirio mai celato, condito da atteggiamenti schizofrenici dei due presidenti verso la comunità: dallo stizzito celodurismo per ignorare le critiche di inizio settimana, al silenzio permaloso in modello bimbo che fa le bizze, alle accuse reciproche sulla gestione del mercato last minute, al solito teatrino di promesse da marinaio di Mammuth, per guadagnare anche quel centimetro in più in vista della partita. Partita che poi spazzerà via quest’atmosfera surreale.



(In foto i tifosi di Dinamo Schicchi rimasti fuori vogliono il sangue di Apples, reo di avergli venduto i biglietti falsi)




Indiani Metropolitani - Dinamo Schicchi quindi. La partita delle partite, la finale delle finali. Di una Petrella balneare, che, grazie al caldo torrido di questo Luglio, si è trasformata in una Petrella infuocata. Ne sono state dette tante durante la settimana, ma altrettante emozioni ne ha raccontate la partita. 1213 tifosi si sono assiepati sugli scalcinati seggiolini del neonato stadio “La Fenice” della Spam Spritz, sotto un cielo coperto dalle nuvole. L’affluenza doveva essere almeno doppia secondo le previsioni, ma una vagonata di tifosi sardi in possesso di biglietti falsi sono stati bloccati dagli steward dello stadio. Secondo alcune fonti, un migliaio di tifosi di Schicchi hanno dormito per due giorni davanti alla villa di Apples in attesa dei biglietti e, una volta ottenuti, hanno avuto una brutta sorpresa proprio davanti allo stadio. Per questo si sono registrati tafferugli proprio all’ingresso dello stadio, mentre all’interno la tensione si tagliava a fette già durante il riscaldamento delle squadre. Prima del fischio iniziale, i due presidenti Sante Pollastri e mammuth si sono stretti la mano, facendosi i complimenti per la vittoria finale, attuando un maniavantismo spudorato che in questa edizione ha raggiunto un livello mai visto prima. In realtà entrambe i patron avevano in mente ben altro e si erano portati con sè i loro porta fortuna, custoditi gelosamente nel taschino della giacca: il primo paio di baffi tagliato per Sante e il primo tappino di bottiglia di Ichnusa bevuta da mammuth. Con il fischio d’inizio finalmente la tensione si scioglie lasciando spazio all’agonismo del campo. Inizialmente la partita è bruttina e sembra prendere una brutta piega per Schicchi quando il gallo del pollaio Djedovic decide di far abbassare la cresta a Relano beccandolo sulla zampa destra e mutilandolo. Mammuth decide così di sostituirlo con Bòjko e indovina la mossa: discesa sulla destra di questo e craniata potente di Siveri che infila Mo Costabella. Inizia così lo scambio di battute sulle tribune, con Sante che inizia inesorabilmente a rosicare e mammuth che lo tranquillizza, convinto che gli Indiani siano superiori e che rimonteranno. In realtà il campo dice ben altro, con i TIR di Schicchi che trovano libero transito sulla autostrada inaugurata sulla destra dall’ingresso di Bojko. Così i cross arrivano ripetutamente per le zampette vellutate di Siveri, che schiaffa altri due palloni nel sacco nel giro di due minuti, tra il 35° e il 36°. Con il timore che il nuovo stadio di Lucaparo possa diventare un cimitero indiano infestato dagli spiriti, si conclude quindi il primo tempo con il risultato impietoso di 3-0 per Dinamo Schicchi. Nel secondo tempo, i polletti di Indiani Metropolitani, mentre il loro patron inizia ad invocare tutti gli spiriti protettori dal totem posizionato appositamente a bordo campo, iniziano a premere sull’acceleratore cercando una improbabile rimonta e riescono a trovare la via del gol attraverso il solito rigoretto fischiato a loro favore in questa edizione. Lo segna “wonder boy” Owen, che si affretta a portare il pallone a centrocampo nonostante sia solo il 53°. Proprio Owen viene sacrificato pochi minuti dopo per far spazio al più offensivo Benaissa. Con questo nuovo innesto l’adrenalina sale, così come i timori di mammuth, che vede lo spettro della rimonta iniziare a materializzarsi quando Cardona indovina il terzo tempo e inzucca su cross da calcio d’angolo insaccando per il 3-2 al 74°. I minuti successivi risultano infuocati e da thriller, con i presidenti che, ormai in trance, si lanciano sguardi inviperiti e saettate colme d’odio e rancore. Il finale di partita è, come previsto, una vera e propria royal rumble, con palloni scaraventati a campanile dentro al calderone della Dinamo Schicchi, ma nemmeno il nazionale bosniaco Djedovic riesce a trovare la giocata del pareggio. Al novantesimo arriva finalmente il triplice fischio: come al solito c’è chi esulta e c’è chi piange. Mammuth può finalmente smettere di inscenare finti piagnistei e può sbocciare la magnum di Ichnusa davanti ad un sorriso a trentadue denti. Sante Pollastri lascia lo stadio, dopo aver preso la classica patacca di argento destinata al secondo, senza dire una parola, ancora purpureo in volto per l’incazzatura, ma con la consapevolezza di aver dato tutto...… Il denaro che aveva in cassa. Ad alzare la coppa c’è il capitano della Dinamo Schicchi Timothy Maggiore, autore di una prova impeccabile in difesa, a riconoscimento di una fantastica carriera passata nella squadra cagliaritana, mentre Siveri, autore di una magistrale tripletta, vince il premio “Ruspante d’oro” della finale. La Petrella giocata si conclude così, con le belle immagini dei giocatori sardi che festeggiano mettendo del becchime dentro la coppa e mangiandovi tutti assieme. Sicuramente però, questa edizione infiammatissima lascerà ancora molti strascichi polemici di cui si discuterà a lungo.





                                                                                 

(La mascotte della finale: ha consegnato lui la Coppa a Maggiore)



Al “Bottecchia” in Friuli, lontano dalle pressioni della finale si è giocata Bluff Country-Raspiduo. Vigilia completamente diversa dalla finalissima, con presidenti rilassati e scambi di battute al miele, per due squadre ben consapevoli di aver fatto un ottimo cammino e di aver dato tutto. Il clima sereno e amichevole si è trasferito anche sul campo, dove invasioni continue e pacifiche di signorine in nudo integrale e giovanotti col fiasco di vino in mano hanno fatto da cornice alla giornata friuliana. Tra primo e secondo tempo addirittura si sono visti barbecue in mezzo al campo con bistecche, salsicce e tavolini da pic nic, il tutto condito da un dj ben istruito nel mettere canzoni da sagra, per la gran gioia dei due presidenti visibilmente paonazzi in volto. In questa cornice da scampagnata la partita  non poteva che essere un inno ai buoni sentimenti, con fair play, strette di mano e toccate varie di culo alle signorine intente alle invasioni di campo. In questo tripudio di volemose bene la difesa della Bluff Country ha perso di vista prima cabaco e poi certeiro, per un 2-0 Raspiduo in 10 minuti. Il resto della partita tra bottigliette di vino camuffate da gatorade tirate in campo ai giocatori e folklore vario non ha regalato che un’abbronzatura ai 1275 tifosi (accorsi più numerosi che alla finale) e un altro gol di Raspiduo. Triplice fischio, saluti e baci, grandi abbracci e pacche sul culo per queste due squadre che hanno onorato alla grande la coppa, ponendosi subito al di sotto delle formula uno a becchime impegnate a “La Fenice”. La medaglia di bronzo va a Raspy, meritatamente, per aver condotto una petrella fantastica da matricola, eliminando uno ad uno molti dei team dell’elite petrelliana, senza perdere concentrazione nella finalina. Ma anche sirfly dal canto suo, non ha demeritato e con questo quarto posto si instaura sempre più nel gotha della coppa. 

(Barbecue a fine primo tempo durante Raspiduo-Bluff Country)
 



Con Timothy Maggiore che alza il trofeo al cielo di Bologna, per un martedì sera regina del calcio italico, si chiude l’edizione VIII della Petrella.
Un’edizione contraddittoria, che ha rischiato di non nascere, che doveva essere balneare e invece ha fatto registrare picchi mediatici e tecnici.
Un’edizione vissuta con un trasporto  tale da risultare la più polemica dalla nascita della coppa: con accuse, scambi acidi, manager impermalositi, silenzi stampa e socate epiche.
Un’edizione molto politically uncorrect, con l’inizio nonostante la linea presidenziale di fermare il carrozzone per una stagione, con  uno svolgimento caratterizzato dall’ingente e contestato acquisto dei polli in qua e  là e con un  finale scandito dalle criptiche parole dello sconfitto: “La linea, comunque, è stata tirata, come promesso”.
Un’edizione che senza tanti rigiri di parole ha travalicato quel clima scanzonato e perculatore di sempre, sfociando troppo spesso in scambi acidi ed offese con falso sorriso di circostanza, creando un clima pesante che difficilmente si era respirato finora nella comunità.

Che la coppa sia diventata come l’anello? Un richiamo talmente forte da annebbiare il raziocinio e rendere i manager disposti a tutto?  Con questo interrogativo la comitiva se ne va in ferie, dalla vostra redazione un augurio di buone vacanze e un invito a prendersi un pò meno sul serio, ricordando che lo stragasamento è uno stile di vita.

1 commento:

  1. Complimenti a Mammuth per la bella vittoria !
    complimenti anche a sante per le valutazioni da capogiro...

    mi offrirete da bere entrambi ok? hahahaha

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